Stamattina, dopo una notte di pioggia, guardando fuori dalla finestra ho visto il frangipane a terra e la tristezza mi ha invaso: io credo che anche gli alberi abbiano un’anima. Prendo il cellulare e provo a mandare un sms a Mama Steve, e’ da un po’ che non ci sentiamo, ma poi lascio perdere. Dopo che il guardiano finisce di fare a pezzi l’albero con il machete per farmi passare (era proprio caduto davanti al cancello) il cell squilla: Mama Steve! Va beh dico, lo so che sono telepatica e questa ne e’ l’ennesima conferma (e qui penso alla mia Pierina, lei addirittura leggeva le carte). Rispondo e mama Steve mi dice che la sua casa (due stanze) e’ crollata sotto le piogge; le dico che sto andando in ufficio e poi andro’ da lei con i miei colleghi. Arriviamo sul posto ed in effetti la casa in fango con l’intonaco in cemento e’ una crepa unica, la figlia piu’ grande mi dice che “appena uscira’ il sole, la casa crollera’ del tutto” e il mio collega Daudi conferma questa teoria. Mandago, il coordinatore di KISEDET rassicura mama Steve che le troveremo un’altra casa, e che potra’ restituire piano piano i soldi dell’affitto a KISEDET (una percentuale naturalmente, un’altra parte sara’ erogata sottoforma di sostegno). Ce ne andiamo dall’altra parte della citta’ da Bibi Luca, una signora inferma che vive con tre nipotini orfani, a cui abbiamo appena donato una carrozzina con motore. Le portiamo anche del cibo. Bibi Luca si guadagna da vivere rivendendo carbone, seduta fuori dal suo tugurio. Continua a darci benedizioni “mbarikiwe sana” e poi mi dice: “lo sai Mbeleje che non piove piu’ dentro la mia casa? Io ringrazio Dio perche’ quest’anno con me e’ tanto buono: prima mi avete riparato la casa dove pioveva dentro, ora la carrozzina con motore. Io chiedo a Dio ogni giorno di benedirvi; e’ tutto quello che posso darvi in cambio”. Vivo in Africa da 23 anni, ma questa resilienza, questa speranza, questa forza, per me sono sempre linfa vitale! Ieri ero frustrata per questioni burocratiche che sembrano non finire mai, ma poi quando vengo in contatto con questa gente, tutto scompare e dentro di me sento che voglio continuare a fare quello che faccio ogni giorno, perche’ non saprei fare altro e nemmeno lo vorrei. Penso al frangipane, e anche se sono ancora un po’ triste mi dico che poteva andare peggio e il mio cuore si riempie di gratitudine per questa gente, che sa regalarmi tanta forza e tanto coraggio. Io lo dico a voi: che Dio vi benedica “Mungu awabariki!”