Jimmy

“Devi essere forte, devi essere forte, devi essere forte…”

Continuo a ripetermi questa frase come se fosse un mantra, ma solo il mio pianto liberatorio (forse) servirà a placare un po’ questo dolore e questa rabbia.

Jimmy, 18 anni, massacrato di botte fino a strappargli la vita dalla gente o dalla polizia, la stessa dalla quale ci sia aspetta protezione, ma non qui, non in Tanzania.

Ogni giorno temevo che qualcuno venisse a darmi questa notizia, ed oggi, suo fratello e’ venuto a KISEDET proprio per questo…

Kawemba, un altro ragazzo di strada, dice che Jimmy era strafatto e che voleva rapinare una coppia coinvolgendo anche lui. Kawemba ha detto no, ma Jimmy era determinato, ma non poteva rendersi conto che non avrebbe mai potuto farcela perché in quel contesto, con tutta quella gente fuori dal bar, sarebbe stato immediatamente circondato e picchiato a morte. Qui funziona così: la gente si fa giustizia da sola, e se prende un ladro, lo ammazza di botte.

Jimmy e’ stato picchiato e poi portato via dalla polizia (cosi dicono), e nessuno saprà mai dirci se fosse gia’ morto, o se e’ stata la polizia stessa o qualcun altro a finirlo…

La gente si fa giustizia da sola, uccidendo i ladruncoli picchiandoli, a volte addirittura bruciandoli vivi.

Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio: ebbene, io lo faccio, perche’ nessuno, dico nessuno, all’interno di questo sistema, e’ riuscito a salvare un ragazzo di 17 anni, che aveva solo la colpa di vivere per strada dall’eta’ di 6 e di non avere la forza per abbandonarla.

Un politico con tutta la sua tracotanza e ignoranza, ha fatto capire alla polizia che appoggia i loro metodi nei confronti dei ladri, quindi via libera…Alcune persone sono insorte sui social, altri hanno applaudito a questo individuo.

Le abbiamo provate tutte con Jimmy, noi e Safina s/n, ma non siamo riusciti a salvarlo…

Jimmy l’ho visto l’ultima volta due settimane fa, probabilmente poche ore prima del suo arresto e del suo infame assassinio. Era strafatto di erba e di colla; si e’ avvicinato all’auto (io stavo andando a Chigongwe) e per l’ennesima volta l’ho scongiurato di lasciare la strada, di cercare di ritornare in carreggiata, e mi ha promesso che l’avrebbe fatto, ma io gia’ sapevo, che in quello stato la sua promessa erano solo parole al vento. Jimmy l’ho conosciuto che mi arrivava ai fianchi, ed e’ morto che mi sovrastava circa dieci centimentri…

“Non possiamo salvarli tutti, non possiamo salvarli tutti, non possiamo salvarli tutti, ma anche quest’altro mantra non mi da sollievo, il dolore e la rabbia mi devastano…”

Sono arrabbiata, soprattutto con me stessa, perche’ non sono riuscita a salvare Jimmy, ma poi chi sono io per pretendere di salvare i bambini e i ragazzi di strada?

Chi sono io per andare da sola contro il sistema di un Paese che accetta queste bestialita’ con rassegnazione, e mi guarda come se fossi fuori di testa perche’ non riesco a fermare le mie lacrime; chi sono io per non capire che qui funziona cosi, e che Jimmy sara’ l’ennesima vittima di un sistema povero, corrotto, rassegnato, che la gente catalogherà come “uno in meno”? Chi sono io, ma soprattutto, ogni volta mi chiedo se potro’ continuare a lavorare con questi bambini e ragazzi di strada, perche’ ogni volta che succede una cosa del genere, il mio strazio e’ talmente violento, che credo che non ce la faro’, ma poi so che i giorni passeranno, il dolore si alleviera’ e io ricomincero’, affinche’ la morte di Jimmy non sia vana e affinche’ altri non facciano la stessa fine. So gia’ che incontrerò poliziotti che non sono come quelli che hanno massacrato Jimmy, ma che credono ancora nell’umanita’ e che stanno dalla parte di questi ragazzi, so gia’ che incontrero’ persone che lottano quotidianamente affinche’ cose di questo genere non accadano piu’, e allora, solo allora, trovero’ la forza per continuare; lo devo a Jimmy, ad Agostino, ad Antony, a Dany, a Gideon, a Maulidi, a Johny, e a tutti quelli che hanno perso la vita in questo modo assurdo, solo perche’ troppo deboli per abbandonare la strada.

Guardo fuori dalla mia finestra che da’ sul drop in center, e vedo passare Justine, Geremia, Dotto, e altri ragazzi e bambini di strada che oggi sono venuti al drop in (e che hanno commentato l’accaduto in questo modo: “Jimmy amekwisha” Jimmy e’ finito), e penso che i prossimi potrebbero essere loro, perche’ ancora oggi non hanno trovato la forza per abbandonare la strada, ma penso anche che noi (KISEDET) abbiamo scelto di non mollare e di stare al loro fianco, e che faremo di tutto perche’ questo non accada. Lo dobbiamo a tutti i ragazzi e bambini di strada che abbiamo seppellito, l’ultimo tra tutti Jimmy, e scrivere realizzando quello che e’ accaduto mi dilania il cuore.

P.S: La mia non e’ una professione, altrimenti ne avrei cercata una che mi avesse retribuita come si deve, quindi credo che le parole di Faber descrivano al meglio il mio perseverare nonostante tutto e tutti:

“c’e’ chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”

Gio