Siamo spesso a raccontarvi di ricongiungimenti familiari a lieto fine, ma purtroppo ci sono anche quelli che non funzionano, e dopo qualche tempo genitori e figli si allontanano nuovamente.
In questi casi, soprattutto in questi casi, KISEDET resta a fianco del minore o adolescente accompagnandolo con ancor più determinazione lungo il percorso che dovrà ricominciare insieme alla sua famiglia. Molte volte, troppo spesso, la causa di questi fallimenti è da imputare al genitore e non al bambin*.
L’ultimo esempio: una famiglia di tre bambini, due maschi e una femmina, figli della stessa madre, il più grande avuto da un altro uomo.
Il ricongiungimento è avvenuto lo scorso anno e l’inizio è stato dei più idilliaci: i bambini andavano a scuola e il più grande, essendo stato promosso all’ultimo anno delle primarie, frequentava il corso Pre Form I (prima di entrare alle secondarie, chi vuole segue corsi privati soprattutto di Inglese e Matematica). La mamma aveva lasciato il suo “lavoro” per intraprenderne uno più etico: anzichè prostituirsi, preparava cibo da vendere agli operai (muratori, elettricisti, idraulici, ecc…) che costruivano case nella zona, grazie al capitale iniziale che KISEDET le aveva fornito. In questo modo, riusciva a pagare il corso al figlio più grande, e a prendersi cura di tutta la famiglia.
Seguita settimanalmente dagli assistenti sociali di KISEDET, la famiglia iniziava a ricomporsi e a vivere una vita dignitosa. Dopo alcuni mesi, come da protocollo, le visite degli assistenti sociali, anzichè settimanali, sono diventate bisettimanali e poi mensili.
Un giorno, per caso, passando da casa loro senza preavviso, gli assistenti sociali di KISEDET trovarono i bambini soli. Chiedendo loro dove fosse finita la mamma, i figli risposero che non era ancora tornata dal lavoro dal giorno prima. Inoltre, parlando con i vicini, scoprirono che la madre aveva ripreso a prostituirsi, e che i bambini avevano lasciato la scuola.
In quell’occasione, KISEDET ha subito contattato gli assistenti sociali governativi, i quali, su consiglio del nostro staff, hanno deciso di allontanare ancora una volta i figli dalla madre per permettere loro di frequentare la scuola. Il più grande non ne vuole sapere, non vuole studiare oltre nè allontanarsi, mentre i due fratellini più piccoli, 11 e 9 anni, sono stati iscritti ad una scuola privata con convitto, a circa 300 chilometri da Dodoma.
Abbiamo scelto di raccontare questa storia per due motivi: per mostrare una delle realtà dei minori che aiutiamo a crescere e anche per parlare di quanto sia effettivamente importante mantenere nel tempo un sostegno a distanza periodico. I bambini sono stati sostenuti negli anni da donatori italiani, attraverso il progetto SAD di Gruppo Tanzania Onlus, ma le sfide non sono ancora finite.
Come sempre, in totale trasparenza, noi avvisiamo il sostenitore ogni qualvolta un beneficiario viene ricongiunto alla propria famiglia d’origine. Capita, a volte, per fortuna raramente, che il sostenitore consideri la riunificazione familiare come il passaggio finale del nostro lavoro, e quindi interrompa il sostegno a distanza, invece di supportare il minore in questa nuova fase della sua vita insieme alla famiglia. Lo stesso è successo circa sei mesi fa con il sostegno individuale alla bambina della famiglia di cui vi stiamo raccontando.
A questo punto vi chiederete, chi è che ora la sostiene negli studi in una scuola privata, lontano da casa sua e dall’organizzazione? La risposta è: tutti quei sostenitori che scelgono con fiducia di affidarci un sostegno collettivo, che ci permette di gestire i fondi con flessibilità ed intervenire in situazioni di emergenza come queste.
Dopo alcuni mesi, E. e i fratelli, sono stati prelevati dai servizi sociali governativi e riaffidati a KISEDET, e il seguito della storia è già stato esposto qui sopra.
KISEDET e Gruppo Tanzania, insistono affinchè un sostenitore per essere tale, possa versare una somma di denaro non per un singolo bambino, bensì per la comunità di cui fa parte; sarà sua premura, indirizzare i fondi verso chi ha più bisogno in quel momento.
Inoltre per una scelta interna ed etica, KISEDET non vuole utilizzare foto di minori per la raccolta fondi, bensì foto dei progetti di cui questi minori fanno parte. Ringraziamo tutti i sostenitori che hanno capito e condiviso la nostra scelta, e ringraziamo quelli che lo faranno in futuro.