Elisa è una giovane donna, che nella vita ha già attraversato molte difficoltà. L’abbiamo incontrata per la prima volta nel 2010: viveva per strada e faceva uso di colla, a volte mescolandola alla benzina.
All’epoca non sapevamo con esattezza perché stesse conducendo la sua vita in strada, ma da tempo ne aveva fatto la sua dimora e aveva già dato alla luce il suo primogenito, anche lui cresciuto per le vie di Dodoma. La seconda gravidanza non è andata a buon fine e il bambino è morto subito dopo il parto.
Abbiamo provato ad aiutarla proponendole un piano per il controllo delle nascite, ma dopo tre anni si è tolta il contraccettivo sottocutaneo dal braccio ed è rimasta nuovamente incinta. Il figlio nato dalla sua terza gravidanza è cresciuto per strada come lei e il primogenito.
Abbiamo fatto molti tentativi per convincerla ad essere ospite della nostra casa di accoglienza, ma dopo pochi giorni è sempre andata via. Visitava spesso sua nonna, ma questo non le impediva di vivere per strada.
Qualche tempo dopo Safina Street Network, un’altra organizzazione locale, ha portato il suo primogenito di 3 anni a Dar es Salaam, in un centro per minori. Il secondo figlio era ancora troppo piccolo, ma all’età di due anni anche lui è stato accolto nello stesso centro.
Insieme al commissario di strada del governo e Safina, abbiamo pianificato di portarla all’ospedale di Mirembe per sei mesi, un complesso all’interno della prigione di Isanga che si occupa anche di trattare persone con problemi mentali, affinché iniziasse un percorso di disintossicazione.
KISEDET NGO le ha poi trovato un’altra sistemazione presso la chiesa missionaria di Hombolo, dove le suore di Madre Teresa di Calcutta assistono anziani e giovani: lì ha imparato a cucire e a riprendere in mano la sua vita. Tuttavia, dopo qualche tempo, a causa di un cambio interno di personale e di alcune inimicizie, ha iniziato ad agire in modo aggressivo e tentato più volte la fuga.
Il suo comportamento sfidante ha causato problemi all’interno della struttura e le suore ci hanno chiesto di trovarle un’altra sistemazione. In un’attimo tutti i progressi fatti sono svaniti. Elisa è venuta al centro di accoglienza a breve termine di Shukurani e poco dopo l’abbiamo portata a Miuji (Dodoma) dove lavorano altre suore. L’abbiamo anche accompagnata a casa per salutare alcuni dei suoi parenti, ma nulla è bastato a prevenire il suo ritorno in strada.
Ha iniziato nuovamente a fare uso di colla, è rimasta incinta ed ha avuto un aborto spontaneo. Per lungo tempo non ha chiesto ulteriore aiuto e non ha frequentato il nostro centro diurno. Ha portato a termine una quinta gravidanza e il bambino è cresciuto in strada fino al giorno in cui è stato allontanato e portato in un centro di accoglienza, come nel caso dei primi due figli.
In quell’occasione abbiamo ritenuto opportuno intervenire di nuovo e proporle un serio percorso di disintossicazione presso la Sober House di Arusha, una struttura privata e molto costosa a cui affidiamo i casi di dipendenza più difficili.
Dal 9 marzo 2022 Elisa sta inseguendo i suoi obiettivi e durante l’ultimo incontro dello staff con i beneficiari della Sober House, ha chiesto di poter riprendere la formazione sartoriale.
Chissà che un giorno non possa riabbracciare i suoi figli e dedicare loro tutto il tempo negato. Noi ci speriamo e per questo vogliamo sostenerla fino alla fine nel suo cammino verso l’indipendenza.
La campagna di raccolta fondi che abbiamo aperto insieme a Gruppo Tanzania Onlus per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza tra i ragazzi resterà aperta fino al 15 luglio 2023.
Dopodiché potrete donare tramite bonifico bancario a Gruppo Tanzania Onlus – BCC di Caravaggio, Adda e Cremasco – IBAN IT73E 08441 52680 000000 800774 specificando nella causale “Per un futuro indipendente libero da ogni dipendenza” o tramite PayPal
Ogni donazione può offrire a Elisa e agli altri beneficiari della Sober House un aiuto efficace per favorirne il percorso di recupero e il successivo reinserimento lavorativo.