Immagini dal viaggio di Annalisa R. (2007) |
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... il ricordo è così intenso... |
Da poco sono rientrata dalla
Tanzania. Il viaggio é stato
bellissimo tanto che non riesco a reinsermi qui in Italia. Arrivate a Dar Es Salam, con
la mia compagna di viaggio ci siamo trasferite in autobus locale a
Dodoma. Arrivare a Dodoma in autobus é come entrare gradualmente in
Africa. Durante il viaggio si ascolta la radio e la musica tanzaniana
spesso ad alto volume; capita
di parlare con i tanzaniani che sono a bordo; capita di comperare delle
ananas dal finestrino, o di avere una gallina vicino al sedile. E
durante la sosta di 10 minuti che si fa in prossimità di Morogoro, a
metà percorso, é già possibile sperimentare i bagni pubblici, la
mancanza di acqua corrente, la dolcezza del mango e anche la puntualità
dell'autista, che dopo nemmeno 5/6 minuti dall'arrivo comincia a
strombettare e dare gas al suo bolide; ma il rischio che due mzungu
(parola kiswahili per indicare un bianco o uno straniero occidentale)
rimangano a piedi é davvero remoto; l'aiutante dell'autista ti viene a
chiamare in bagno se serve e ti dice che si parte subito. Quindi
nonostante si parli tanto di tempi africani, devo ammettere che i
servizi di linea dei pullman sono piuttosto validi. A Dodoma abbiamo
incontrato i responsabili del Kisedet e abbiamo alloggiato in una delle
poche stanze previste per gli ospiti. Camera spartana e confortevole,
letti africani in legno e zanzariera, come di dovere
e anche acqua corrente, chiaramente a bassa pressione. La doccia
era bene farla mettendo i piedi dentro ad una bacinella in modo da poter
poi riutilizzare quell'acqua al posto dello sciacquone del wc. Non che
non ci fosse acqua nello sciacquone ma così se ne risparmia un bel po'. A Dodoma abbiamo visitato
l'orfanotrofio e d'accordo con i bambini abbiamo organizzato qualche
lezione di italiano. I bambini
adorano l'italiano perché nella regione di Dodoma girano spesso
volontari laici e religiosi, visitatori e turisti italiani. Chissà come
ci vedono...comunque sembra che gli stiamo simpatici! Abbiamo potuto vedere com'é
organizzato l'orfanotrofio e capire anche quali siano le difficoltà
economiche e organizzative interne. Con la mia compagna di viaggio
abbiamo deciso di cercare dei fondi per far ristrutturare e attrezzare
la sala ricreativa dell'orfanotrofio. Ma la parte più bella del
viaggio é rappresentata per me dal soggiorno presso il villaggio di
Kigwe. Siamo arrivate il venerdì mattina, giorno in cui si svolge
lamnada, cioé il mercato settimanale locale. Si gira per i banchi, si
cerca di capire cosa sono i prodotti e a che cosa servono; i colori dei
khanga o dei kitenge, del pili pili (peperoncino locale), della frutta
tropicale, dei volti scuri con sorrisi bianchissimi; la vendita di buoi
e capre, galline e vitelli; la vendita all'asta di abbigliamento usato
indiano; ma la cosa più bella per me é stato il fermarsi un paio d'ore
sotto una casina di paglia a bere una birra tanzaniana ...ce ne sono tre
la Kilimanjaro (detta anche Kili), la Safari e la Ndovu....se vi piace
la birra decisa vi suggerisco la Safari...insomma sotto quella baracca
abbiamo perso la cognizione del tempo e dello spazio, io e la mia
compagna abbiamo fatto un sacco di amicizie e di foto, ci siamo perse
nel ritmo della gente nonostante Majuto cercasse pigramente di
'riportarci all'ovile'. Prima di partire per la
Tanzania mi ero impegnata quest'anno a studiare qualche rudimento di
Kiswahili e devo dire che mi é servito molto per riuscire almeno a fare
qualche risata con i tanzaniani. Majuto ci ha seguite durante
il nostro soggiorno al villaggio; lui é sposato e ha un bimbo piccolo;
ora la moglie é in dolce attesa. Beh Majuto parla un pò di italiano e
un pò di inglese, parla benissimo il kiswahili e ed é una guida
africana perfetta: arriva sempre in ritardo e soprattutto arriva di
sorpresa. Ti propone di fare delle cose che lì per lì non riesci
nemmeno a capire bene di che cosa si tratti, ma detto fatto....ti
ritrovi già in cammino. In quei giorni abbiamo alloggiato presso la
guest house del Kisedet: la nostra camera era carina, essenziale e non
mancavano certo le zanzariere. Il bagno non aveva l'acqua corrente, così
per lavarci abbiamo utilizzato l'acqua dei bidoni che avevamo portato
dentro durante il giorno. Così sapendo quanta fatica si fa a
trasportare l'acqua, l'abbiamo poi utilizzata con molta parsimonia. La
sera il generatore funziona raramente così per andare al bagno abbiamo
sempre adoperato la lampada a petrolio che spegnevamo prima di coricarci
definitivamente, quando avevamo appurato che tutte le porte fossero
chiuse e che le iene non avessero modo di entrare in camera. Scherzo
ovviamente! A Kigwe abbiamo visitato
le scuole professionali del Kisedet: scuole di sartoria, falegnameria e
meccanica. Al laboratorio di falegnameria abbiamo fatto un sacco di foto
e ci siamo rimaste molte ore. E' stato bello condividere con i ragazzi
l'esperienza del lavoro. A Kigwe c'é una natura
fantastica così con Majuto abbiamo fatto un pò di trekking nella
collina, abbiamo risalito per un bel pò il letto del fiume, visitato il
centro del villaggio e poi abbiamo sostato per qualche ora al
Mbuyuni.....quante ore non lo so, so solo che i giorni trascorsi a Kigwe
sono interminabili ma il ricordo é così intenso.....non si fa
praticamente nulla, si guarda, si passeggia,
si osserva, si sta! A chi legge, consiglio di andarci e di starci a Kigwe! Annalisa
R. - aprile 2007 |